giovedì 12 gennaio 2012

Calcioscommesse, un pentito dall'Ungheria fornisce nuovi indizi su combine in serie A

CREMONA - «Cominciamo a convincerci che quelle raccolte a giugno non erano tutte millanterie...»: il pm della Calciopoli di Cremona Roberto Di Martino cercava conferme alla sua trama accusatoria dall'ex capitano dell'Atalanta Cristiano Doni e le sta trovando in altre fonti d'indagine. Doni è stato sentito ieri dal magistrato per oltre due ore, ma il titolare dell'inchiesta si dice confortato da altri accertamenti compiuti in queste settimane. «Abbiamo notato che alcuni incontri sospetti di serie A di cui ci ha parlato dopo Natale il calciatore pentito Carlo Gervasoni - riferisce Di Martino - erano già citati nelle carte del primo troncone d'inchiesta; allora pensammo si trattasse di una millanteria, probabilmente non è così anche alla luce di accertamenti tecnici compiuti». L'incontro a cui fa riferimento il magistrato è in particolare Lazio-Genoa del 14 maggio 2011 (4-2) e l'accertamento riguarda il telefonino di Marco Paoloni, l'ex portiere della Cremonese protagonista del primo capitolo dell'indagine: lì sarebbero stati trovati riscontri del fatto che già mesi fa quella era una partita «chiacchierata». Anche di un altro match contenuto nella confessione di Gervasoni è stata trovata una nuova traccia, si tratta di Lecce-Lazio (2-4) del 22 maggio 2011. Di quest'ultimo incontro parla un «pentito» di cui fino a ieri non si era avuta notizia: si chiama Gabor Horvath ed è un teste che sta collaborando con la magistratura ungherese. Anche nel Paese magiaro, come è noto, è stata aperta un'indagine su scommesse e partite pilotate e anche lì avrebbero agito personaggi poi finiti nelle maglie dell'inchiesta di Cremona (alcuni dei cosiddetti «zingari», in particolare). È molto probabile a questo punto che anche l'Italia chieda di acquisire gli atti riguardanti Gabor Horvath. L'agenda di mercoledì era occupata dal nuovo interrogatorio di Cristiano Doni, che si trova agli arresti domiciliari, ma non più in Val Gardena; il giocatore è tornato nella sua residenza di Torre Boldone, alle porte di Bergamo anche se il rapporto tra l'ex idolo nerazzurro e la terra orobica pare ormai definitivamente spezzato. «Tra Doni e l'Atalanta è sceso il gelo» riferiva ieri l'avvocato Salvatore Pino, difensore del calciatore. «Il suo mondo, le sue relazioni sociali ruotavano tutte attorno all'Atalanta, ma adesso la situazione ambientale è diventata difficile» aggiunge il legale. Doni ha in buona sostanza confermato quanto già riferito davanti al gip Salvini e cioè di aver partecipato attivamente alla combine di Atalanta-Piacenza (3-0), ma di aver solo percepito che anche i pareggi esterni contro Ascoli e Padova erano stati decisi a tavolino. «Ma io ho sempre cercato la vittoria della mia squadra» ha ribadito il giocatore. Doni ha aggiunto invece un particolare all'episodio del rigore calciato contro il Piacenza e di cui era stata decisa a priori anche la direzione della palla («forte e centrale»). «Sì, quell'accordo ci fu - ha ammesso Doni - ma maturò sul campo tra me e il portiere del Piacenza Mario Cassano». Notizia riportata da: http://www.corriere.it

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