sabato 23 aprile 2011

Si parla di tutto fuorché di calcio, e Del Neri non ci sta: "Sul futuro fate solo gossip!"


Vigilia della partita contro il Catania per la Juventus di Gigi Del Neri, che ha parlato a Vinovo della sfida contro gli etnei ma anche, come sempre, di futuro, mercato e della sua permanenza a Torino. La conferma del mister friulano appare incerta un giorno sì e l'altro pure, così le domande si sprecano. Come sempre si parla poco del match, e questo fa imbestialire non poco l'ex allenatore di Atalanta e Samp. Proprio in settimana si sono sparse voci relative a un suo viaggio a Zingonia, centro sportivo atalantino, ma Del Neri controbatte in modo secco: "Sono affari miei. E non mi interessa smentire. Non devo rendere conto a nessuno di quello che faccio giornalmente. E' difficile che io renda conto a qualcuno di cose che non vi interessano. Ma ripeto, difficilmente mi muovo per lavoro. Il mio lavoro è a Torino e continuerà a Torino".

Poche le domande sul Catania, più numerose quelle relative all'ultima sfida di Firenze. Un pareggio scialbo e inutile, che però Del Neri aveva difeso con una strana euforia: "Noi abbiamo il compito di dare il massimo sempre, non siamo talmente presuntuosi da pensare di dover vincere da tutte le parti. Penso sia stata una giornata positiva per gli altri perchè hanno fatto dei punti importanti e noi abbiamo mancato la vittoria. Ma abbiamo cercato di ottenerla, su questo non posso dire niente".

Il futuro, si diceva, è molto incerto e si va dagli attestati di stima alla lista di nomi per il successore sulla panchina. Del Neri rivendica spesso il suo ulteriore anno di contratto, mentre Marotta è spesso ambiguo. Il tecnico si mostra sereno e disinteressato: "Sembra sia l'unica cosa che interessi. Io penso invece che interessi molto di più il campionato, a me personalmente. E' giusto che la società faccia i suoi conti a fine anno, faccia le sue riflessioni e decida".

Dopo aver criticato apertamente i giornalisti ("Voi fate gossip, in questo momento nel mondo del calcio sapete fare solo quello"), il tecnico ha parlato della corsa al quarto posto. Diventata oggettivamente quasi impossibile: "Dipende dagli altri. Se tutti quanti vincono è difficile".

Sui tifosi, che adesso paiono prendersela solo con lui, sostiene che "ognuno può fare quello che vuole, io vado avanti per la mia strada. Non posso giudicare uno sparuto pubblico dal pubblico della Juventus. L'importante è che la squadra continui a crescere, continui a lottare per poter tentare di vincere, come ha fatto ultimamente".

Si arriva, finalmente, anche al capitolo Catania. Sarà una Juventus quasi al completo, come non era mai accaduto dall'inizio della stagione. Di fronte ci sarà un Catania forse più motivato e con grandi potenzialità offensive: "Gli stimoli li hanno tutti e due, sia chi deve salvarsi, sia chi deve raggiungere obiettivi importanti come la Juve. Mi fa piacere che i miei giocatori comincino a star bene. Il recupero della loro fisicità mi fa molto piacere in questo momento".

Giocherà Del Piero, e si tornerà al 4-4-2, dopo i buoni riscontri dall'inedito 4-3-3 (un 4-5-1 mascherato): "Abbiamo abbandonato il 4-4-2 in un momento giusto, particolare, perchè aspettavamo un giocatore che ci potesse dare degli equilibri importanti come Alex. Adesso sta bene e quindi riprenderà il suo posto". Non dovrebbe partire titolare Martinez, nonostante sia la 'sua' partita: "Anche Toni poteva avere particolare importanza a Firenze. Ha giocato dopo, ma non è che uno dà più importanza o si senta più stimolato: sono tutti stimolati a far bene i giocatori. Ci mancherebbe altro che Martinez trovasse gli stimoli con la sua ex squadra e non li trovasse con le altre squadre. Sarei preoccupato su questo. Io penso invece che il giocatore abbia sempre stimoli molto importanti contro tutte le squadre".

Chiusura con una battuta: "Il calciatore che ha progredito di più? De Ceglie...". Ma era infortunato: "Bravo!".

Sampdoria, ritorno al 4-4-2


Bari - Le pettorine arancioni assegnate nella rifinitura della Borghesiana hanno parlato per Cavasin. Il 4-4-2 anti-Bari, sorprese escluse, è fatto. Gastaldello recupera e l'escluso della linea difensiva è Lucchini, con Zauri a destra e Volta centrale. A sinistra verrà varata la catena elvetico-magiara Ziegler-Laczko. In attacco speranza riposte sulla coppia Pozzi-Maccarone. A centrocampo, oltre ai sicuri Palombo e Poli, nel ballottaggio tra Guberti e Mannini dovrebbe averla spuntata l'ex barese.

E già, perché Bari-Sampdoria, oltre a essere una sfida decisiva per il mantenimento della categoria, propone anche una discreta serie di incroci di ex: tra i blucerchiati oltre a Guberti anche Koman, Pedone e lo stesso Cavasin. Tra i padroni di casa Rossi, Donati, Padelli e Raggi, che tra l'altro è anche blucerchiato di fede oltre ad abitare vicino a Brugnato, in Val di Vara
L'ultimo allenamento nel ritiro alle porte di Roma si è svolto nella massima tranquillità. In campo e anche fuori, dove comunque la quiete era assicurata dalla solita presenza di forze dell'ordine e bodyguard. Riscaldamento a gruppo completo, incluso Gastaldello per la prima volta della settimana. Seguito da esercitazioni offensive e difensive sui calci d'angolo e quindi la partitella finale undici contro undici in metà campo. Neanche a pressione, quindi, ma proprio una partitella "a traffico". Dalla quale si è chiamato fuori Pozzi, che si è sentito un po' affaticato dagli ultimi allenamenti e ha saggiamente preferito non rischiare e non forzare alla vigilia di una sfida decisiva. I titolari si sono imposti per 2-0 con reti segnate da Maccarone e Guberti, su inserimento e assist di Poli.

La seduta si è conclusa con la consueta serie di calci di rigori, che questa volta hanno visto protagonisti Palombo, Laczko, Lucchini, Dessena e Koman. In grande spolvero, ma non solo ieri, è apparso Curci, autore in questi giorni di una serie di parate particolarmente efficaci.

A metà pomeriggio la squadra ha lasciato la Borghesiana e con la scorta della polizia ha percorso il Grande Raccordo Anulare fino all'aeroporto. Volo charter per Bari dove è atterrata alle 17.15 e quindi trasferimento in albergo. Lo stesso dove nella scorsa stagione con la squadra lanciata verso il quarto posto, il presidente Garrone e Antonio Cassano presentarono ufficialmente alla stampa lo sbarco del progetto e-Muse nella città pugliese. Finì con una sconfitta che non impedì alla Samp di qualificarsi per il preliminare di Champions. È passato poco più di un anno e se non sembra un secolo, poco ci manca.

Alla Juventus in casa City non interessa solo Roberto Mancini, ma anche quel possente difensore...


Non ha sosta il mercato della Juventus. Dopo aver acquisito dal Resende le prestazioni dei due giovani fratelli brasiliani Gabriel e Guilherme Appelt Pires, la società bianconera sta sondando il terreno per il difensore centrale del Manchester City Micah Richards. Il giocatore ha un contratto con i Citizens che scadrà tra due anni ma ha più volte lasciato intuire che prima di firmare un eventuale prolungamento vuole guardarsi intorno.

Ed intorno c'è proprio la Juventus (anche il Tottenham), che sarebbe pronta a sborsare una cifra vicina ai 15 milioni di euro. La trattativa potrebbe sbloccarsi ulteriormente nel momento in cui la società dello sceicco Al Mansour concluda l'affare con l'Ajax per l'acquisto del terzino destro Gregory Van der Wiel.

Milan, lo scudetto te lo giochi con Cassano-Robinho di punta


Allegri lo ha affermato senza messe misure ieri durante la conferenza stampa. Stasera contro il Brescia il Milan si gioca gran parte dello scudetto. E per cercare di agguantare il tricolore i rossoneri si affideranno in avanti alla strana coppia Cassano-Robinho. Chiusi dalla coppia Ibrahimovic-Pato, che ha messo a segno 28 dei 59 gol rossoneri fino a questo momento, il duo italo-brasiliano rappresenta un qualcosa di nuovo per l'attacco. Ma i due sono anche i giocatori che hanno maggiormente inciso nel corso della stagione entrando dalla panchina, 4 gol per il brasiliano e 3 per il barese. Tra i due è stato l'ex-City ad avere maggiore continuità, mettendo anche a segno in totale 11 reti: che però non possono fare dimenticare i tantissimi errori commessi sotto porta, giustificati comunque dal grande lavoro svolto per la squadra anche in fase di costruzione e contenimento (per questo motivo verrà confermato ed è diventato uno dei beniamini dei tifosi). Il passato conforta Allegri: nelle tre partite nelle quali sono partiti titolari insieme il Milan ha sembra vinto (Cesena, Catania, Chievo).

Sarà una partita fondamentale soprattutto per il futuro di Cassano: se le sue prestazioni da qui allal fine della stagione saranno confortanti la società lo terrà anche per il futuro. Altrimenti sarà già ora di trovarsi una nuova sistemazione...

Catania, Andujar: 'A Torino per vincere'


E’ stato Mariano Andujar a presentarsi in sala stampa per la conferenza del Catania alla vigilia del match contro la Juventus. Il portiere dei siciliani si mostra spavaldo davanti ai microfoni e non nasconde le ambizioni sue e dei suoi compagni: "Questa partita è importante per noi e per il nostro obiettivo salvezza. Abbiamo la qualità per vincere a Torino e invertire la rotta delle ultime trasferte, quando spesso abbiamo perso per episodi sfavorevoli. Secondo me abbiamo perso solo per episodi sfavorevoli lontano dal Massimino. In classifica non siamo messi male ma neanche benissimo però la salvezza dipende solo da noi e non dai risultati degli altri. Lotteremo fino alla fine perché possiamo vincere tutte le partite in casa e magari prendere punti fuori a cominciare da domani sera".

"Inter-Lazio la partita più importante"


"La partita dell'Inter è la più importante della giornata, se si dà per scontato che la corsa per lo scudetto è arrivata al capolinea, anche se, fino a quando l'aritmetica non dà i suoi responsi definitivi, il Napoli farà bene a cercare di fare il massimo e anche il Milan deve comunque stare con gli occhi aperti a Brescia, perché contro una squadra che lotta per salvarsi bisogna sempre stare molto attenti. Dato per scontato che adesso si lotta soprattutto per il secondo e terzo posto, è chiaro che la partita di San Siro è importante perché il discorso riguarda l'Inter che sta recuperando - dopo il brutto periodo che in una settimana le ha fatto perdere la Champions e lo scudetto - almeno un po' di credibilità con la partita vinta in Coppa Italia con la Roma. Bisognerà vedere se quella vittoria è più farina del sacco dell'Inter o sono stati evidenziati più i demeriti della Roma che hanno in qualche modo migliorato l'immagine e il risultato dell'Inter. Mi riferisco soprattutto all'aspetto atletico che ho potuto osservare commentando la partita da bordo campo ed effettivamente dopo un'ora di gioco la Roma era, come si suol dire, sulle gambe e l'Inter che in questo momento, come dice il presidente Moratti non ha una condizione fisica splendida, ha potuto fare una buona figura anche nel raffronto con questa avversaria. La Lazio, invece, è una squadra che corre molto, in questo periodo è in forma e si gioca una buona parte delle sue speranze di Champions a San Siro. Questa partita potrebbe anche finire pari: Reja è bravo a incartare le partite dei suoi avversari". Queste le parole del giornalista Enrico Varriale ai microfoni di tmw.

mercoledì 20 aprile 2011

Roma, De Rossi amaro: tutti gli obiettivi si allontanano


ROMA - Non avrà emozionato come nell’intervista rilasciata qualche giorno fa a Bonolis, ma l’analisi di De Rossi nel post-gara di ieri fotografa perfettamente il momento che sta vivendo la Roma: «Abbiamo fatto una buona partita contro una squadra forte con giocatori eccezionali che fanno girare bene la palla e ti fanno sembrare sotto tono fisicamente. Probabilmente c’è mancato l’ultimo passaggio, non era facile contro una difesa molto alta. Siamo stati puniti da un gran gol e poi è diventato tutto difficile». La stagione, nonostante manchi ancora un mese al rompete le righe, sembra già finita: «E’ difficile – spiega - vediamo allontanarsi tutti gli obiettivi che avevamo. Per la Coppa Italia ci proveremo, siamo andati già altre volte a vincere a Milano». Prova a difendere Vucinic: «Contro il Palermo non ha giocato male ma ha sbagliato un gol clamoroso. Anche oggi ha corso molto e ha sbagliato una rete simile. Può succedere. Ricordiamoci le volte che si è inventato azioni da solo o dei gol dal nulla. Non è che adesso il problema è Vucinic». Si è giocato in uno stadio – presente in tribuna il ct Prandelli - con molti spazi desolatamente vuoti: «Dipende dai risultati negativi e da tutto quello che succede intorno - ha aggiunto De Rossi - La Roma è di fronte a una svolta storica e noi ce ne sentiamo protagonisti. Sono 2 anni che viviamo la storia del passaggio di proprietà e non può essere un alibi. Il clima allo stadio? Dispiace, anche se non è facile rimanere indifferenti. Flessione? I risultati dicono di sì. Con 15 punti rischiamo anche di andare in Champions League, ma dipende da quello che fanno Lazio e Udinese che forse meritano più di noi».

Chiellini torna in gruppo Del Piero, rinnovo vicino


TORINO - Claudio Marchisio chiede l'aumento: "L'adeguamento del mio stipendio? Sono tranquillo, spero che presto si possa concludere, magari prima della fine della stagione. Vorrei evitare un'altra annata spesa pensando al contratto e non solo al campo". Impossibile non captare un filo di polemica nelle parole del centrocampista torinese. A dirla tutta, però, la "precarietà" gli ha fatto bene: quattro gol in campionato non li aveva mai segnati. Nei prossimi giorni Marotta affronterà il suo caso e gli concederà un ritocco - chiamiamolo così - della sua paga annuale, da 1 a circa 2 milioni di euro. Se è vero (ed è vero) ciò che sostiene Di Vaio, e cioè che "i soldi ti misurano dentro lo spogliatoio", Marchisio non può più essere il ventunesimo bianconero (su venticinque) in ordine di ingaggio. Meno di lui guadagnano soltanto De Ceglie, Rinaudo, Manninger e Traoré.
Cresciuto a pane e Juve, il "nuovo Tardelli" ha preso casa a Vinovo per essere più vicino al campo di allenamento. Bianconero forever, si direbbe, non fosse per i tentennamenti della società e per l'interessamento del Manchester United: "Io Oltremanica? Spero di rimanere alla Juve ma finché non c'è la firma non si sa mai...".

"LA CHAMPIONS NON DIPENDE PIU' SOLO DA NOI" - Giovane, forte e impegnato. Claudio Marchisio è il testimonial della Fondazione Crescere Insieme al Sant'Anna che oggi ha
ricevuto da Nordiconad 30 mila euro destinati al reparto di terapia intensiva neonatale dell'ospedale torinese. Per Marchisio, solidale e ostinato, la zona Champions è ancora raggiungibile: "Dobbiamo prendere positivamente l'ultimo mese, caratterizzato da tre vittorie, un pareggio e ottime prestazioni. A Firenze non siamo caduti nei soliti errori. Vogliamo mantenere lo stesso atteggiamento fisico e mentale per disputare al meglio queste ultime cinque giornate: ci sono ancora degli scontri diretti, si può sperare in qualcosa, anche se il quarto posto non dipende più soltanto da noi".
La pareggite (dieci ics: è record tra le prime nove in classifica), l'idiosincrasia alle cosiddette piccole e l'incapacità di sfruttare gli inciampi delle avversarie hanno rovinato i piani bianconeri: "Abbiamo perso tante occasioni, penso soprattutto alle sconfitte contro Lecce e Bologna. Peccato, oggi ci saremmo giocati il quarto posto alla pari della Lazio. Ma adesso è inutile guardarsi indietro: pensiamo soltanto a superare il Catania per prepararci al meglio alla sfida successiva, in casa appunto della Lazio".

DEL PIERO: CATANIA E RINNOVO - Sole splendente, tifosi sugli spalti e gruppo folto, tanto che Delneri si è permesso una partitella undici contro undici senza attingere ai ranghi della Primavera. La sfida è finita 3-1: ai gol di Toni, Krasic e Marchisio ha risposto Barzagli. Il tecnico sembra intenzionato a rispolverare il 4-4-2, sua coperta di Linus, oggi imposto a entrambe le squadre. In difesa è tutto pronto per il rientro di Chiellini, con una settimana di anticipo sulla prognosi iniziale: "Oggi ho lavorato con il gruppo - ha scritto il difensore su Facebook -, finalmente sto meglio. Se tutto procede senza inconvenienti, sabato sarò a disposizione e potrò dare un aiuto ai miei compagni, anche perché fuori si soffre troppo". Con il nuovo-vecchio modulo in attacco ci sarà posto per Del Piero, in vantaggio su Toni per affiancare Matri. Il capitano bianconero è apparso in palla: scatti, dribbling e un quasi-gol in mezza girata che ha infiammato il pubblico. Oltre alla titolarità, per Del Piero si avvicina anche il giorno dell'atteso prolungamento del suo contratto. "Un atto formale", come ha spiegato ieri Marotta, dopo la proposta di firma in bianco del numero dieci.

QUAGLIARELLA: "IN CAMPO DOPO PASQUA" - Non gioca da tre mesi e mezzo, Quagliarella. Eppure è sempre lui il capocannoniere della Juve con nove reti, due in più di Krasic e Matri, quest'ultimo arrivato a gennaio con in dote 11 reti pro Cagliari. Il calvario per la rottura del crociato anteriore destro è quasi finito. Accompagnato dal padre, Fabio-gol stamani si è presentato allo Juve Center, dove tra poco riprenderà ad allenarsi: "Il recupero procede bene - ha confermato a juventus.com -, sono soddisfatto. Dopo Pasqua riprenderò a lavorare sul campo, anche se ancora a parte. Io sono sempre presente all'Olimpico, vedo spesso i miei compagni, ma mi ha fatto piacere salutarli proprio qui a Vinovo". Rispetto alle previsioni ottimistiche di qualche tempo fa, il piano di rientro è slittato di un paio di settimane. Se tutto andrà per il verso giusto, Quagliarella verrà convocato per l'ultima partita della stagione, all'Olimpico contro il Napoli.

Non basta la 'Crusca' Il ricorso è bocciato


MILANO - Nella storia del campionato l'episodio in sé resterà marginale. D'altronde l'imputato Ibrahimovic è chiamato a riscattarsi con i gol per lo scudetto, sul campo, e non con le battaglie giuridiche, nei processi sportivi, dalle 2 espulsioni consecutive nelle ultime 2 partite che ha giocato in campionato. Ma il dotto ricorso contro la squalifica per il suo doppio "vaffa" di Fiorentina-Milan, con tanto di citazione dell'Accademia della Crusca, è di quelli che faranno comunque scuola. Lo svedese era stato fermato dal giudice sportivo per 3 giornate. Tuttavia la prima (già scontata sabato scorso con la Samp) era per l'ammonizione rimediata nella stessa partita dall'attaccante, diffidato, dopo un fallo su Behrami al 32' della ripresa. Le altre 2, invece, erano per l'espulsione diretta, inflitta dall'arbitro Morganti a Ibra, al 42' , su segnalazione dell'assistente Nicoletti, che sostiene di essere stato insultato per due volte: lo ha ribadito nel referto. E sulla vicenda, come su quella dell'espulsione di Ibra col Bari per la manata a Marco Rossi con annessa squalifica di 3 giornate poi ridotte a 2 (fu accolta la tesi che il fallo di reazione da cartellino rosso non fosse stato un comportamento molto violento), è nato un contenzioso non privo di raffinatezze.

TROPPA SEVERITA' - L'espulsione diretta prevede la punizione minima di un turno di sosta: l'assenza di Ibra sabato a Brescia sarebbe stata comunque scontata. Ma per ottenere un nuovo sconto di una giornata e restituirlo ad Allegri l'1 maggio contro il Bologna, l'avvocato Leandro Cantamessa, legale del Milan, aveva presentato alla Corte di Giustizia Federale una memoria difensiva che a detta di chi l'ha esaminata è quasi un pamphlet letterario: un piccolo trattato giuridico-linguistico sull'uso della parola "vaffanculo", derubricata da ingiuria a espressione volgare. L'impianto tecnico del reclamo partiva dal presupposto dell'innocenza di Ibrahimovic e dal fatto che Nicoletti avesse equivocato: non era un'offesa rivolta a lui, ma un'imprecazione del giocatore contro se stesso, per avere perso il pallone. La premessa alle argomentazioni era che Ibrahimovic sarebbe vittima di una severità eccessiva per via della pessima fama caratteriale ("ho l'impressione che gli arbitri mi guardino con più di due occhi, a Firenze sono stato ammonito al primo fallo"): questo finirebbe con l'amplificare ogni suo gesto, mentre analoghi comportamenti di colleghi (i "vaffa" durante Udinese-Roma, ad esempio) vengono tollerati. La prova della buona fede dello svedese starebbe nell'assenza di reazioni scomposte alla decisione di Morganti e nella volontà di spiegarsi subito, presentandosi spontaneamente in sala stampa per illustrare la propria versione: "Ce l'avevo solo con me stesso, non certo con l'assistente". Inoltre il "vaffa" è di norma accompagnato da gesti inequivocabili contro il destinatario, che nel caso specifico mancano. Ecco perché il Milan aveva chiesto che a Ibra venisse tolta una giornata di squalifica, senza ulteriori sanzioni.

CALCIO E ACCADEMIA - Conscio che la sconfessione di Nicoletti sarebbe stata difficile per la Corte di Giustizia della Figc, il Milan si era poi addentrato negli aspetti lessicali della querelle. Ormai la parola "vaffanculo" nell'uso comune - e a maggior ragione in un contesto di trance agonistica come una partita di calcio professionistico - sarebbe catalogabile al massimo come un'esclamazione volgare, di cattivo gusto, e non come un'offesa: esiste in proposito anche una sentenza della Corte di Cassazione su una lite tra politici. Per la verità Ibrahimovic, che è di origine bosniaca, mentre si avviava verso gli spogliatoi aveva pronunciato anche un'altra espressione in lingua slava, che è stata decodificata dalle immagini televisive e fotografiche e che sarebbe più pesante dello stesso "vaffa". L'assistente, però, non l'ha captata, né tanto meno inserita nel referto. Il ricorso si era dunque potuto concentrare sul "vaffa". E qui era spuntata la citazione del presidente dell'Accademia della Crusca, Francesco Sabatini: nel 2007 il custode della lingua italiana aveva infatti argomentato che il ripetuto utilizzo del "vaffa", anche in famiglia, lo ha fatto scadere, da offesa che era, a esclamazione volgare o di cattiva educazione, paragonabile a un blando "vai a quel paese". La richiesta subordinata del Milan era che Ibrahimovic venisse punito al massimo con una giornata e con un'ammenda. D'ora in avanti sarà più difficile che la Crusca gli possa venire in soccorso: dovrà imparare a tenere la bocca cucita.

martedì 19 aprile 2011

Lazio, Tare blinda Reja: «Resterà qui, l'accordo c'è già»


ROMA - «Reja sarà l'allenatore della Lazio anche il prossimo anno. Abbiamo l'accordo per il rinnovo e lo annunceremo nel momento opportuno». Il direttore sportivo della Lazio, Igli Tare, non ha dubbi che il tecnico goriziano rimarrà sulla panchina biancoceleste anche la prossima stagione, che nelle speranze della società di Lotito dovrà portare la squadra ancora più in alto, e a competere il prima possibile anche per lo scudetto. «Due anni fa abbiamo vinto una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana - ha detto Tare ai microfoni di Sky Sport24 - lo scorso campionato abbiamo avuto dei problemi anche extracalcistici. In questa stagione siamo stati bravi a ripartire in questo modo. La società sta lavorando anno dopo anno per lottare il prima possibile per lo scudetto, vogliamo tornare su questi livelli a tutti i costi». Intanto quest'anno c'è la Champions da conquistare.

«Ci crediamo, altrimenti non saremmo dove siamo - ha ammesso - abbiamo un calendario difficile, e in questo momento non c'è spazio per l'euforia ma solo per la concentrazione. Siamo contenti perchè la squadra sta dimostrando di essere in buona salute». Decisivo in stagione il contributo del brasiliano Hernanes, già a quota nove gol al suo primo campionato in Italia. «Eravamo consapevoli che Hernanes avrebbe potuto essere il giocatore che ci avrebbe fatto fare il salto di qualità. Siamo molto contenti di quello che ha fatto fino a questo momento». A dar manforte al brasiliano, sono arrivate anche le ultime prestazioni di Zarate, le cui quotazioni, nonostante un rapporto non facile con Reja, sono tornate nuovamente a salire. «Il tecnico ha un rapporto sereno con Mauro, così come con il resto della squadra. Reja è chiamato a gestire le dinamiche di un intero spogliatoio e l'esclusione di domenica è stata accettata senza problemi. Poi in campo Zarate è stato bravissimo a rendersi fondamentale. Il futuro dell'argentino? Lo ripeto da tanto tempo, puntiamo ad arrivare in alto con lui». Nessuna novità sul rinnovo di Muslera, «la cosa più importante è finire bene la stagione, al momento opportuno valuteremo caso per caso. Credo ad ogni modo che andranno tutti a buon fine», mentresu Carrillo ha ammesso: «Siamo molto attenti su tutto il mercato mondiale. Se ci saranno delle opportunità importanti, la Lazio le sfrutterà. Siamo comunque sul giocatore».

Allegri fa il pigliatutto "Voglio finale e scudetto"


MILANELLO (Varese), 19 aprile 2011 - Mai accontentarsi. L'Inter insegna. Soprattutto nella passata stagione in cui vinse tutto quello che c'era da vincere, con una rabbia di rara efficacia. Ecco perché Massimiliano Allegri, oltre allo scudetto che si può perdere a questo punto solo con un suicidio di massa, vuole portarsi a casa anche la Coppa Italia. Prima della finale, però, bisogna eliminare il Palermo in semifinale, il cui primo atto andrà in scena domani sera a San Siro (ore 20.45).

IBRA, CASSANO E PIRLO — Ostacolo molto scomodo che, non a caso, non più tardi di un mese fa (era il 19 marzo) con un gol di Goian fece traballare i rossoneri, artefici poi delle tre vittorie consecutive che ne hanno consolidato la leadership in campionato. Proprio per questo, alla vigilia della sfida, Allegri lancia il suo proclama: "Poche storie: vogliamo vincere questo trofeo. Abbiamo il dovere di cercare di raggiungere la finale di coppa italia e lo scudetto. Domani metterò in campo la migliore formazione possibile, giocherà Ibra con Cassano e Pirlo probabilmente dall'inizio, Nesta non ce la fa". Pato troppo fragile? "Non sono preoccupato, si è fatto male in un gesto tecnico come il colpo di tacco e la casistica dimostra che questo tipo di giocata può comportare questo tipo di problemi" spiega.

OCCHIO AL PALERMO — Allegri non ama le dichiarazioni plateali e alla valanga di complimenti che arrivano da tutte le parti risponde: "Troppi elogi, ma non abbiamo ancora vinto nulla. Non sarei qui se non avessi trovato la disponbilità di grandi giocatori". Poi torna al Palermo che stima e teme. "I ragazzi di Rossi hanno grandi individualità equalità e l'ultima partita vinta in casa della Roma lo ha dimostrato. Anche loro cercheranno di arrivare in finale". Come arrivarci? "Noi vogliamo onorare questa Coppa - sostiene Allegri - e i ragazzi ci tengono molto perché è da tanto che non vincono. Dobbiamo giocare bene la gara di andata per poi conquistarci la finale nel ritorno del Barbera (il 10 maggio, ndr)". Poi accenna ancora alla formazione: "In difesa dovrebbero giocare Oddo, Thiago Silva, Sokratis e Antonini". Infine una battuta sul campionato e una dichiarazione forte: "Quello di Brescia è il crocevia fondamentale della stagione, con un risultato obbligato: la vittoria".

Roma – Inter, Tim Cup 2011: Sfida tra Deluse


Stasera all’Olimpico scenderanno in campo le due squadre che negli ultimi 5 anni hanno dominato la Serie A e monopolizzato le ultime finali di Coppa Italia. Roma e Inter è da considerarsi una classica in Coppa Italia: addirittura 10 volte si sono affrontate le due squadre dal 2005 ad oggi. Stavolta la partita avrà un sapore diverso, dove l’elemento principale che caratterizzerà entrambe le squadre sarà la voglia di rivalsa. La Roma con la sconfitta di Palermo vede allontanarsi il treno della Champions League a discapito dei rivali casalinghi biancocelesti,e l’Inter anch’essa sconfitta nell’ultimo turno di campionato a Parma, ha abdicato definitivamente al ruolo di Anti-Milan, per ridisegnare gli obiettivi stagionali, cercando di difendere il terzo posto insidiato appunto dalla Lazio. Al tempo stesso una sfida per cercare la riconferma sulla panchina per entrambi i tecnici. A Roma Montella non sta facendo male, ma l’attuale situazione societaria, con i cambi al vertice potrebbero voler puntare un allenatore pronto per portare l’A.S. Roma subito in alto come nei proclami di DiBenedetto. Moratti in casa Inter ha riconfermato la fiducia a Leonardo smentendo trattative o contatti con Mourinho, ma un’eventuale sconfitta stasera e contro la Lazio in campionato potrebbero essere fatali per il tecnico brasiliano.

Vediamo nel dettaglio le probabili formazioni in campo questa sera all’Olimpico:

ROMA- Montella vista l’indisponibilità del capitano Francesco Totti che sconta ancora la squalifica per il calcione inflitto a Balotelli nella scorsa edizione della Tim Cup, non ha intenzione di rivoluzionare il modulo come ha ammesso nella conferenza stampa alla vigilia della partita: “Difficile possa succedere, se non per necessità assoluta. Ogni modulo ha i suoi punti di forza e i suoi punti deboli. Non credo che basti un giorno o una settimana per insegnarlo o per capirne gli automatismi”. Quindi, in attacco ci sarà spazio a Borriello come unica punta. Altra assenza pesante, sarà quella di Mexes (per infortunio) per il reparto difensivo giallorosso. Montella quindi dovrebbe schierare un 4-2-3-1 con Doni tra i pali, Juan e Burdisso al centro della difesa, supportati sulle fasce da Cassetti e Riise. Centrocampo folto con Pizzarro e DeRossi più arretrati a schermo della difesa, Perrotta Taddei e Vucinic avanzati. Il montenegrino dovrebbe prendere il posto di Menez, autore di una prestazione opaca contro il Palermo. Unica punta Marco Borriello ancora a secco nella gestione Montella che ha usato queste parole in conferenza stampa: “Marco è un grande giocatore ed un super professionista, ma da centravanti gli preferisco Totti” . Ricordando però come l’attaccante partenopeo nella gestione Ranieri avesse segnato 15 reti.

INTER- Leonardo perde il suo giocatore più importante in termini di rendimento. Samuel Eto’o ha lasciato ieri la Pinetina per una distorsione alla caviglia e quindi non è stato considerato arruolabile per il big match di stasera. Nonostante il digiuno dal gol, la punta nerazzurra in termini di corsa movimento e impegno per la squadra non si può considerare secondo a nessuno, quindi sarà un’assenza che si farà sentire. Tornano gli epurati di Parma, Maicon e Thiago Motta, con Leonardo che dovrebbe scendere in campo con un 4-4-2 classico con il rombo di centrocampo. Tra i pali Julio Cesar, difesa a quattro con Lucio Ranocchia coppia centrale, e Maicon Nagatomo sugli esterni. A centrocampo Cambiasso Stankovic e Zanetti dovrebbero essere i titolari a meno di eventuali colpi di scena. Ritorno dal primo minuto di Sneijder a supporto del nuovo tandem offensivo Milito- Pazzini, con la possibilità di una staffetta con Pandev.

Marotta a tutto tondo sul futuro juventino


Beppe Marotta manda in archivio questa stagione deludente e si proietta per la prossima stagione dove la Juventus ha l’obbligo di ritornare ai vertici del nostro calcio. A guidare la Juventus 2011-2012 con tutta probabilità non sarà Del Neri, scommessa persa del dg bianconero. Marotta conferma l’incontro con Giorgio De Giorgis, procuratore di Mancini, preludio del possibile approdo sulla panchina bianconera del tecnico del City: “"Si parla di calcio in generale come si fa con altri colleghi di Giorgio e procuratori, per la prima volta in Italia ci si riesce a confrontare con tante realtà anche straniere. Si è parlato di tutto, giocatori, allenatori e altro".

Quindi l’obiettivo juventino è Roberto Mancini che potrebbe avere alla sua corte Alberto Aquilani, cui Marotta lavora per abbassare le pretese del Liverpool che pretende per il cartellino 18 milioni di euro: “Abbiamo un buon rapporto con il Liverpool e riteniamo di poter trovare l'intesa, Aquilani è importante per noi e abbiamo visto che può essere un giocatore importante che ha dimostrato di essere negli anni, speriamo di poter trovare un accordo, c'è una quota fissata e penso che potremo trovare l'accordo”.

Conferme anche per Bastos e netta presa di posizione su due bandiere bianconere come Del Piero e Buffon: “I fatti dicono che Agnelli ha parlato con Alessandro e i due han trovato un accordo verbale, è vero che vanno messe ancora le firme ma si tratta ormai solo di un fatto formale. Noi non siamo una società che deve fare cassa indebolendo il partimonio tecnico o altro, la Juventus vuole tornare a vincere e tutto quello che riguarda Buffon è solo una montatura mediatica o frutto di voci”. La nuova Juve è in costruzione, by Beppe Marotta.

Real Madrid, si cambia: Perez punta Ancelotti


Come già fatto anche in Italia, Josè Mourinho è riuscito in pochi mesi ad attirarsi tante antipatie da parte di tifosi, giornalisti e dirigenti spagnoli. Il suo modo di fare può piacere o non piacere ma sicuramente continua sempre a far parlare di sè. Gli indizi che portano ad un Mourinho-bis all'Inter cominciano a crescere mentre per la panchina del Real Madrid le attenzioni sembrano essersi concentrate su Carlo Ancelotti.

Il tecnico del Chelsea ha ormai deteriorato il suo rapporto con il patron russo Abramovich dopo la deludente stagione della squadra inglese che, nonostante gli onerosi acquisti del mercato invernale con la maxi-operazione Torres, si concluderà probabilmente con 'zero tituli'. Un termine coniato dal tecnico portoghese Mourinho che dopo l'1-1 contro il Barcellona ha praticamente detto addio alle residue speranze di riaprire la corsa alla Liga che con ogni probabilità sarà nuovamente conquistata dal Barcellona di Guardiola.

Diverso il discorso per quanto riguarda la Champions League dove il Real Madrid affronterà nel sentitissimo derby spagnolo il Barcellona nella semifinale che porterà poi direttamente alla finalissima del 28 maggio 2011. Il presidente delle Merengues Perez sembra essersi stancato dello stile di Mourinho e ha puntato Ancelotti come successore nella prossima stagione del tecnico portoghese. L'ex allenatore del Milan ritroverebbe al Real il brasiliano Kakà che proprio sotto la sua guida conquistò il Pallone d'Oro e attirò l'attenzione mediatica di tutto il mondo.

domenica 17 aprile 2011

Robinho-Cassano, è Milan-fantasia Allegri preoccupato per Pato


MILANO - Al di là dell'ovvia soddisfazione per la serata in cui il Milan ha tranquillamente mantenuto il primo posto e soprattutto ha perso per strada un'avversaria per lo scudetto come l'Inter dominatrice dell'ultimo quinquennio, c'è una frase di Allegri che rivela come sia difficile, a Milanello, godersi del tutto il momento. "Contro la Samp abbiamo un po' sofferto in attacco, fino al gol su punizione di Seedorf, perché dovevamo giocare sempre rasoterra: è una questione di caratteristiche dei nostri attaccanti". Tradotto, significa che senza Ibrahimovic il Milan non può più sfruttare il gioco aereo e che i suoi schemi offensivi, quindi, diventano più prevedibili per le difese avversarie. Non è che la cosa non fosse nota. E non è che l'assenza dell'ormai plurisqualificato Ibra sia un problema di oggi: anche senza lo svedese, la squadra ha vinto e segnato e il fatto di dovere cercare formule alternative di gioco, a cominciare dalle rapide triangolazioni strette, si è trasformato addirittura in un vantaggio, perché ha velocizzato l'azione e ha permesso a Seedorf, che è il più abile in questo tipo di manovra, di tornare in cattedra come ai bei tempi e di essere spesso decisivo.

Ma la considerazione tecnica di Allegri è più sottile e tiene conto di un altro episodio, non certo marginale: l'infortunio di Pato. Per il momento è stato diagnosticato come una contrattura alla coscia destra, ma verrà valutato con più sicurezza nelle prossime ore e in ogni caso gli costerà almeno la prossima trasferta di Brescia e forse anche la partita successiva a San Siro col Bologna: anche se non si trattasse di uno stiramento, infatti, la recidività dei guai muscolari del brasiliano impone la massima prudenza nel recupero. Pato non è un maestro nel colpo di testa e nell'acrobazia, però ogni tanto qualche gol lo segna anche così e i cross dalla fasce, con lui in campo, non sono certo sprecati. Fare a meno di lui diventa quindi un problema supplementare.

Se è vero che contro la Samp - la cui difesa è tutto fuorché irresistibile - il Milan ha incontrato qualche difficoltà dovuta alla rinuncia preliminare all'attaccante-pivot (Ibra) in grado di difendere il pallone nella metà campo avversaria e di smistarlo ai compagni, adesso mancherà anche l'opzione del cross. "Robinho e Cassano non sono due punte qualsiasi", ha obiettato Allegri, confortato dalla partita della nuova coppia. I due, in effetti, si trovano con una certa naturalezza e gli scatti del brasiliano a dettare l'assist di prima del compagno sono spesso incontrollabili perché imprevedibili: è il trionfo della fantasia. Che però è per definizione legata all'estro e alle lune di chi la possiede.

Per tutte queste ragioni il Milan attende con particolare ansia un doppio responso: quello del medico, per capire la gravità dell'infortunio di Pato, e quello della commissione disciplinare, per sapere se almeno una delle due restanti giornate di squalifica di Ibra gli verrà condonata. Il pronostico attuale è che i due saranno assenti sia contro il Brescia sia contro il Bologna. Allegri ha un motivo di consolazione, oltre al recupero di Pirlo che è tornato in campo con la Sampdoria: il calendario, appunto. Le prossime due partite, forse, il Milan le può vincere anche senza Ibra e Pato. L'allenatore li rivuole all'Olimpico con la Roma: è quella la trasferta cruciale per lo scudetto milanista.

La Lazio sfida il Catania Zarate si dimentica di allenarsi


ROMA - Un nuovo caso Mauro Zarate e l'infortunio a Cristian Brocchi: vigilia agitata quella della Lazio prima della partenza per Catania. Edy Reja ha perso il sorriso per gli ultimi avvenimenti in un momento in cui si decide il campionato. L'attaccante argentino è arrivato ieri mattina al campo di allenamento con un'ora di ritardo. «Mi ha detto che si era dimenticato che c'era l'allenamento - ha spiegato il tecnico - Strano perché loro conoscono il programma della settimana già dal lunedì». Zarate non è comunque nuovo a questo tipo di inconvenienti: a gennaio, tanto per dire, si presentò con tre ore di ritardo alla clinica Paideia per una visita.
Il dispiacere di Reja si è quindi acuito pe rlo stop di Brocchi. «L'ecografia purtroppo ha evidenziato un'ematoma al quadricipite alto». Queste due situazioni potrebbero modificare i piani tattici di Reja per la delicata trasferta siciliana. Non è da escludere infatti che il tecnico punisca Zarate, lasciandolo in panchina, e inserisca Sculli accanto a Floccari. Il nodo verrà sciolto solo stamattina, insieme all'altro che riguarda Bresciano (favorito) e Gonzalez per la sostituzione di Brocchi.
La Lazio sa che a Catania non si può sbagliare, se vuole mantenere il quarto posto e tagliare tra un mese il traguardo della Champions League. «Noi cerchiamo sempre di vicnere ovunque - ha spiegato ieri Reja - Mi auguro che la mia squadra affronti la gara con il piglio giusto. Il Catania in casa è particolarmente motivato, ma andiamo lì con la mentalità giusta per fare il massimo. La squadra di Simeone ha ritmi alti, noi dobbiamo cercare equilibrio, mettendo in campo le nostre qualità. Sarà determinante l'approccio iniziale alla gara, considerando l'ambiente. E dovremo essere bravi a sfruttare le occasioni che ci capiteranno».

Anche per guarire dal mal di trasferta: la Lazio, infatti, non vince lontano dall'Olimpico da due mesi, dal 13 febbraio, quando passò per 2-0 a Brescia. Un trend da invertire subito, visto che la squadra biancoceleste è attesa da ben quattro trasferte in queste ultime sei partite di campionato. Senza dimenticare, poi, che a Catania l'ultimo successo risale addirittura a 50 anni fa. «Sembrerà banale ma dobbiamo guardare partita per partita, non possiamo fare alcun tipo di calcolo. Io penso che le buone prestazioni le abbiamo fatte anche in trasferta, ma alle volte ti gira bene e altre volte no. Talvolta, forse, ci sono mancati temperamento e personalità, che dovremo mettere adesso».
Si giocherà dopo una settimana di polemiche tra Lazio e Roma, grandi antagoniste nella volata per il quarto posto. Reja però vuole chiudere la questione. «È compito della società entrare in certi argomenti. La Roma degli americani? Anche la Lazio non si farà trovare impreparata. Il presidente Lotito è sempre attento a tenere in considerazione giocatori che possono aiutare la Lazio a restare ai vertici della classifica».

La Liga - Il Real comincia a prendere le misure?


Il primo dei quattro Clasicos è andato in archivio con l'1-1 (di rigore) del Bernabeu. Una gara dai due volti, che ha visto il Barcellona maramaldeggiare con gli avversari, come suo solito fare, per larghi tratti, ma senza la necessaria convinzione al momento di spiccare il colpo ferale.
La partita impostata da Mourinho è stata quella che un po' tutti, Guardiola compreso probabilmente, ci aspettavamo: aggredire i portatori di palla avversari fino al limite del permittibile (e talvolta anche oltre), per evitare quello snervante tiki-taka, che può portare alla crisi agonistica, oltre che tattica (vedi la Manita del Camp Nou). Missione riuscita? Ni, perché all'inizio, complice anche una direzione di gara un po' troppo permissiva (vero Muniz Fernandez?), il pressing asfissiante aveva dato un po' di risultati: qualche palla persa da Xavi, pochi rifornimenti per Villa e Messi.
Poi l'impressione è che il Barcellona, come spesso succede, abbia trovato il modo di tramutare la forza dell'avversario in abbrivio per sé: rigore negato a Villa (clamoroso!), occasione nitida per Messi. Quando vogliono accendere l'interruttore, i blaugrana impongono il proprio ritmo e non ce n'è per nessuno. E' vero, si affrontano forse "le due migliori squadre del mondo". Probabilmente però una delle due lo è per distacco.
E allora è ancora più inspiegabile come, sotto di un uomo e di un gol, il Madrid trovi la forza di reagire e di pareggiare, quando tutto sembrava finito. La spiegazione? Sempre lui, José Mourinho. La sua squadra era "caricata a pallettoni", il fatto di ricevere un cartellino rosso ha evidentemente spinto ancora di più i suoi a dare di più. Esattamente come il toro nell'arena. A questo punto il Barcellona avrebbe potuto, e dovuto, "matare" l'avversario.
Ma ecco la mossa a sorpresa, forse tardiva di Mourinho: dentro Mesut Özil, e il Madrid comincia a giocare a pallone. E a creare occasioni. Con la grinta, certo, ma quella non basta. Serviva qualcuno in grado di infiammare il Bernabeu, e quello non poteva essere certo Pepe schierato da centrocampista (con pur buoni risultati) o un Benzema versione-pecorella smarrita.
Il tedesco si dimostra una pedina fondamentale nello scacchiere di Mourinho, che se ne ricorderà nelle prossime uscite. O forse lo sapeva già, e voleva solo confondere le acque, prima di sfoderare le sue mosse migliori per le occasioni che contano davvero.

Il primo episodio del Clasico infatti era anche quello, se vogliamo, meno importante. La Liga era già compromessa, otto punti da recuperare sono un ostacolo insormontabile per chiunque, anche per lo Special One. Ma Coppa del Re e Champions League sembrano trofei già più tangibili, soprattutto dopo aver visto il match del Camp Nou.
Questo Real Madrid è un animale da battaglia, che nella partita unica, ancora di più che nel doppio scontro andata-ritorno, possa dire la sua. Certo che se Mourinho, come dice e ribadisce, vuole "giocare contro il Barcellona 11 contro 11", allora dovrà rivedere qualcosina sulla sua tattica tutta aggressione e ripartenza. Forse la strada intrapresa è quella buona, forse no. Una cosa è certa: questo Real sta cominciando a prendere le misure al Barcellona e non è detto che uno scherzetto a Messi & Co. non possa essere dietro l'angolo: bisogna solo capire quale partita sarà quella giusta. E potrebbe anche non bastare per non rimanere con "Zeru Tituli".

Serie A - Caos Sampdoria: sassi sul pullman


Dalla Champions League alla Serie B il passo è più breve dio quanto si pensi, almeno per la Sampdoria, che ad agosto si giocava i preliminari del torneo più ricco del mondo e ora lotta per rimanere nel massimo campionato italiano, senza vincere una partita da due mesi. Se ci mettete anche le travagliate questioni che hanno portato Garrone alla cessione di Cassano e Pazzini nel mercato di gennaio il cerchio è completo e spiega la frustrazione dei tifosi doriani, che però è esplosa nel modo peggiore, cioè tramite la violenza.
Incappucciati ed armati di sassi e bastoni, gli ultras della Samp hanno attaccato il pullman della squadra verso le 3 del mattino, quando all'interno c'erano 5 giocatori, tra cui capitan Palombo, e il medico sociale Baldari. I tifosi hanno minacciato i giocatori e hanno distrutto il parabrezza del mezzo, ma per fortuna nel bilancio non c'è alcuna lesione fisica.
Questo il comunicato ufficiale pubblicato in mattinata dal club doriano: "In riferimento all'increscioso episodio di questa notte all'arrivo della squadra a Genova, l'U.C. Sampdoria stigmatizza in maniera netta quanto avvenuto. Nessun risultato sportivo, seppur fortemente negativo, può giustificare un'azione pari a quella accaduta al rientro da Milano. La tifoseria blucerchiata, da sempre, si è contraddistinta per il fortissimo attaccamento ai colori e per il rispetto di tutte le componenti. Il momento è difficile e delicato, ma l'unico modo per poterne uscire è quello di rimanere tutti uniti e coesi"

martedì 12 aprile 2011

Shakhtar Donetsk vs. FC Barcelona


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Manchester United Chelsea

Samp, Garrone jr. giura fedeltà "La famiglia resterà anche in B"


GENOVA, 12 aprile 2011 - "La famiglia Garrone andrà avanti anche in caso di retrocessione in serie B". Parola di Edoardo Garrone, figlio del patron della Sampdoria, Riccardo, al centro sportivo Mugnaini per stare vicino alla squadra in un momento di grande difficoltà e due giorni dopo la sconfitta interna con il Lecce. La squadra ligure è infatti quart'ultima, a un punto dalla zona retrocessione, insieme al Parma.

FEDELTA' — "Non abbiamo nessuna intenzione di disimpegnarci - ha continuato Garrone jr -, ci siamo stati nei momenti belli, ci saremo anche in quelli bui. Cerchiamo di lavorare dando il massimo, io sono qui a fare le veci di mio padre che è per qualche giorno impegnato all'estero e mi ha chiesto di venire a parlare alla squadra". Il figlio del patron blucerchiato assicura che Cavasin non rischia nulla: "Andiamo avanti con lui anche in caso di sconfitta a Milano contro il Milan. Per quando riguarda il direttore sportivo, invece, aspettiamo di capire in quale categoria saremo nella prossima stagione perché ovviamente è determinante".

Basta sfortuna europea, Lampard vuole regalare la prima gioia al suo presidente: "Siamo tutti grati ad Abramovich, proveremo a vincere la Champions pe


Non è certo l'impresa a cui è chiamata l'Inter contro lo Schalke 04, ma di certo anche il Chelsea dovrà vincere per poter passare il turno ed approdare in semifinale.

All'andata i 'Blues' di Ancelotti sono stati sconfitti dal Manchester United nel 'derby inglese' per 1 a 0, ora a poche ore dal ritorno all'Old Trafford, Frankie Lampard ha lanciato la carica mandando un messaggio ai suoi compagni: "Tutto quello che vinto in questi anni lo devo agli investimenti fatti dal presidente. Siamo tutti grati a quello che ha fatto Abramovich fin dal suo arrivo al Chelsea nel 2003 e credo che dobbiamo fare di tutto per vincere la Champions League e per ripagarlo di quanto fatto. Non ce l'ha mai chiesto direttamente ma sappiamo che questo è il trofeo che più vuole, e noi faremo di tutto per renderlo felice" le parole del centrocampista al 'Sun'.

Palermo, Zamparini: "Con Cavani noi al secondo posto"


"E' un'annata sfortunata. Lo specchio è il pareggio col Cesena: il Napoli rimonta due gol e noi ne prendiamo due nei minuti di recupero". Cosi' Zamparini si pronuncia ai microfoni di Radio Radio: "Pensavamo di essere in corsa per la Champions quest'anno, ma non sarà così, purtroppo".

Niente sconti comunque nelle ultime giornate: "Siamo molto motivati: Lotito che sta lì appollaiato sul cornicione a vedere che succede, deve stare tranquillo - dice il presidente in vista dello scontro tra Roma e Palermo di sabato prossimo -. Il Palermo non regalerà nulla, vogliamo fare una bella partita".

"Se ho paura di Totti? Moltissima, è un grandissimo campione e un grandissimo uomo perché a questa età sta così bene sul piano fisico - prosegue Zamparini, che poi ribatte nuovamente alle voci che parlano di un interessamento di DiBenedetto al suo gioiello Pastore -. Il Palermo non è il supermercato di nessuno, Javier non si vende, anzi, ne comprerò altri tre-quattro di qualità".

L'ultima battuta il presidente dei rosanero la spende per Cavani: "Non sono pentito di averlo venduto, perché in quel momento il Napoli ha fatto un'ottima offerta. Per me però è stato un grande sacrificio, perché al secondo posto potevamo esserci noi invece del Napoli".

Mou festeggia 500 panchine "Ma voglio arrivare a 1000"


MILANO, 12 aprile 2011 - Quota 500 domani sera per Josè Mourinho: contro il Tottenham, nel ritorno dei quarti di finale di Champions (4-0 all'andata per il Real Madrid al Bernabeu), il tecnico portoghese dirigerà la sua partita numero 500 da quando è diventato allenatore. As ha calcolato che l'uomo di Setubal, che ha iniziato la carriera in panchina nel settembre del 2000, ha pilotato per 11 partite il Benfica, 20 la Uniao Leiria, 127 il Porto, 185 il Chelsea, 108 l'Inter e ora 48 il Real. In 499 partite, riferisce il quotidiano sportivo di Madrid, finora, Mourinho ha conquistato 17 titoli ufficiali (sei scudetti nazionali, tre Coppe, tre Supercoppe, due Coppe di Lega, due Champions e una Coppa Uefa).

E LUI? PENSA ALLA 600ª... — Domani la gara numero 500, ma Josè Mourinho è abituato a guardare sempre avanti e a fissare nuovi obiettivi. Ecco perché il tecnico del Real Madrid già pensa alla 600ª partita. "Mi piacerebbe tagliare questo traguardo qui al Real perché questo vorrebbe dire che siamo andati avanti insieme vincendo", ha spiegato lo Special One in un'intervista al giornale portoghese Diario Economico. "In un club come questo devi vivere il presente, ma anche il futuro, il Real è la squadra più grande del mondo a livello socio-culturale" ha proseguito l'ex allenatore dell'Inter. Le partite che Mourinho considera tra le migliori della sua carriera Inter-Barcellona dello scorso anno (3-1 per i nerazzurri a San Siro), ma anche Porto-Lazio e Chelsea-Manchester United a Wembley. Tra le peggiori il 5-0 che il suo Real ha incassato quest'anno contro il Barcellona al Camp Nou, ma anche un'Atalanta-Inter (3-1 nella prima stagione dello Special One sulla panchina interista). Guardando al futuro Mourinho ribadisce che il suo sogno è allenare il Portogallo: "Ma prima di diventare c.t. voglio mille panchine sulle spalle, a meno che non ci sia bisogno di me, allora non potrei mai dire di no". Tornando sulle 500 gare che festeggerà domani, Mourinho spiega: "Per me non ha un significato speciale questo traguardo se non per il fatto che quasi tutte queste partite sono state giocate ai massimi livelli". Mourinho garantisce di "non essere stanco né mentalmente né fisicamente, voglio continuare a fare quello che faccio, che arrivino almeno altre 500 partite".

Tratto da : http://www.gazzetta.it

Lippi, mi rivedo in Allegri


ROMA - Compleanno in famiglia per l'ex ct della nazionale Marcello Lippi che oggi compie 63 anni. Intervistato da Radio sportiva Lippi parla di campionato, dell'Italia targata Prandelli (" mi sembra di rivedere il gruppo che preparava i Mondiali in Germania") dei suoi ricordi mondiali.

"I trionfi sono tutti belli, ma vincere un Mondiale é splendido. Ripenso spesso al Mondiale - dice Lippi - la mia carriera ha vissuto molti momenti belli, poi ci sono anche quelli negativi, ma è normale. Per il momento non alleno, mi godo il tempo libero, poi si vedrà". Parlando di Nazionale, Lippi trova analogia tra la sua Italia e quella che sta plasmando Prandelli: "Non sono stupito del lavoro di Prandelli - dice - ha un compito difficile, quello di ricostruire un nuovo gruppo che faccia bene gli Europei del 2012 e i Mondiali del 2014. E' costretto però a cercare giocatori italiani in squadre che non sono di prima fascia, il problema è quello relativo all'esperienza internazionale, questi giocatori che provengono da piccole squadre non hanno grande esperienza. Il gruppo attuale però sta facendo bene, mi sembra di rivedere il gruppo che preparava i Mondiali in Germania: c'era convinzione, c'era grande entusiasmo, proprio come oggi".

Lippi si dice ottimista sulla possibile rimonta dell'Inter in Champions contro lo Schalke 04: "La partita dell'Inter deve essere improntata al massimo ottimismo. Nel calcio tutto può succedere. A questa Inter manca l'ultima grande impresa, domani può essere l'occasione giusta". Poi parlando del campionato, aggiunge: "Il Napoli fa bene a credere allo scudetto, il Napoli aveva programmato una crescita della squadra ma non fino a questo punto. Adesso sono in alto, hanno l'entusiasmo della città di Napoli, devono provarci. Adesso può succedere di tutto".

E la lotta per lo scudetto è anche una sfida tra Allegri e Mazzarri: "Mi rivedo un po' in Allegri - le parole dell'ex ct - quando andai alla Juve dal Napoli, avevo la sua stessa concretezza. E poi avevo molto entusiasmo. Mazzarri ormai ha dimostrato ampiamente quello che sa fare". Lippi fa il suo in bocca al lupo alla Sampdoria: "Voglio fare coraggio a questo ambiente - dice - devono capire che adesso non serve cercare i responsabili di ciò che è successo, le colpe vanno decise alla fine. Ora tutti devono concentrarsi nell'obiettivo, può succedere un anno di andare male. Ha tutte le possibilità per rimanere in A".

Lippi parla anche di Buffon: "Mi auguro che Buffon non lasci la Juve, la Juve ha bisogno di grandi calciatori. La Juve deve provare ad entrare in Champions, non sarà facile perché 6 punti non sono pochi, poi la Lazio ha ritrovato una certa convinzione nei suoi giocatori più rappresentativi. Domenica, per esempio, Hernanes ha fatto molto bene". E parlando del calcio italiano aggiunge: "E' difficile capire il livello se guardiamo le squadre che militano oggi nel campionato italiano, ci sono molti stranieri. In Italia abbiamo dimostrato che si possono costruire squadre di grande livello, come successo nel 2006. Quella squadra vinse il Mondiale in circostanze molto difficili. Peccato per l'ultimo Mondiale, dove non abbiamo fatto una bella figura. Dopo quel Mondiale, in ogni caso - conclude - era necessario un rinnovamento. Anche se avessimo vinto, o se comunque fossimo andati bene".

Tratto da:Ansa.it

domenica 10 aprile 2011