mercoledì 20 aprile 2011
Non basta la 'Crusca' Il ricorso è bocciato
MILANO - Nella storia del campionato l'episodio in sé resterà marginale. D'altronde l'imputato Ibrahimovic è chiamato a riscattarsi con i gol per lo scudetto, sul campo, e non con le battaglie giuridiche, nei processi sportivi, dalle 2 espulsioni consecutive nelle ultime 2 partite che ha giocato in campionato. Ma il dotto ricorso contro la squalifica per il suo doppio "vaffa" di Fiorentina-Milan, con tanto di citazione dell'Accademia della Crusca, è di quelli che faranno comunque scuola. Lo svedese era stato fermato dal giudice sportivo per 3 giornate. Tuttavia la prima (già scontata sabato scorso con la Samp) era per l'ammonizione rimediata nella stessa partita dall'attaccante, diffidato, dopo un fallo su Behrami al 32' della ripresa. Le altre 2, invece, erano per l'espulsione diretta, inflitta dall'arbitro Morganti a Ibra, al 42' , su segnalazione dell'assistente Nicoletti, che sostiene di essere stato insultato per due volte: lo ha ribadito nel referto. E sulla vicenda, come su quella dell'espulsione di Ibra col Bari per la manata a Marco Rossi con annessa squalifica di 3 giornate poi ridotte a 2 (fu accolta la tesi che il fallo di reazione da cartellino rosso non fosse stato un comportamento molto violento), è nato un contenzioso non privo di raffinatezze.
TROPPA SEVERITA' - L'espulsione diretta prevede la punizione minima di un turno di sosta: l'assenza di Ibra sabato a Brescia sarebbe stata comunque scontata. Ma per ottenere un nuovo sconto di una giornata e restituirlo ad Allegri l'1 maggio contro il Bologna, l'avvocato Leandro Cantamessa, legale del Milan, aveva presentato alla Corte di Giustizia Federale una memoria difensiva che a detta di chi l'ha esaminata è quasi un pamphlet letterario: un piccolo trattato giuridico-linguistico sull'uso della parola "vaffanculo", derubricata da ingiuria a espressione volgare. L'impianto tecnico del reclamo partiva dal presupposto dell'innocenza di Ibrahimovic e dal fatto che Nicoletti avesse equivocato: non era un'offesa rivolta a lui, ma un'imprecazione del giocatore contro se stesso, per avere perso il pallone. La premessa alle argomentazioni era che Ibrahimovic sarebbe vittima di una severità eccessiva per via della pessima fama caratteriale ("ho l'impressione che gli arbitri mi guardino con più di due occhi, a Firenze sono stato ammonito al primo fallo"): questo finirebbe con l'amplificare ogni suo gesto, mentre analoghi comportamenti di colleghi (i "vaffa" durante Udinese-Roma, ad esempio) vengono tollerati. La prova della buona fede dello svedese starebbe nell'assenza di reazioni scomposte alla decisione di Morganti e nella volontà di spiegarsi subito, presentandosi spontaneamente in sala stampa per illustrare la propria versione: "Ce l'avevo solo con me stesso, non certo con l'assistente". Inoltre il "vaffa" è di norma accompagnato da gesti inequivocabili contro il destinatario, che nel caso specifico mancano. Ecco perché il Milan aveva chiesto che a Ibra venisse tolta una giornata di squalifica, senza ulteriori sanzioni.
CALCIO E ACCADEMIA - Conscio che la sconfessione di Nicoletti sarebbe stata difficile per la Corte di Giustizia della Figc, il Milan si era poi addentrato negli aspetti lessicali della querelle. Ormai la parola "vaffanculo" nell'uso comune - e a maggior ragione in un contesto di trance agonistica come una partita di calcio professionistico - sarebbe catalogabile al massimo come un'esclamazione volgare, di cattivo gusto, e non come un'offesa: esiste in proposito anche una sentenza della Corte di Cassazione su una lite tra politici. Per la verità Ibrahimovic, che è di origine bosniaca, mentre si avviava verso gli spogliatoi aveva pronunciato anche un'altra espressione in lingua slava, che è stata decodificata dalle immagini televisive e fotografiche e che sarebbe più pesante dello stesso "vaffa". L'assistente, però, non l'ha captata, né tanto meno inserita nel referto. Il ricorso si era dunque potuto concentrare sul "vaffa". E qui era spuntata la citazione del presidente dell'Accademia della Crusca, Francesco Sabatini: nel 2007 il custode della lingua italiana aveva infatti argomentato che il ripetuto utilizzo del "vaffa", anche in famiglia, lo ha fatto scadere, da offesa che era, a esclamazione volgare o di cattiva educazione, paragonabile a un blando "vai a quel paese". La richiesta subordinata del Milan era che Ibrahimovic venisse punito al massimo con una giornata e con un'ammenda. D'ora in avanti sarà più difficile che la Crusca gli possa venire in soccorso: dovrà imparare a tenere la bocca cucita.
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